domenica 6 febbraio 2011

PORK POST ...ovvero come liberarsi del maiale cucinando

Mi piace pensare al mondo foodblogger (ma non solo) affaccendato a cucinare maiali per tutto il mese e soprattutto pensare che non sono la sola a essere indignata non solo come donna ma come cittadina italiana pensante

.

Mi piacerebbe avere parole più adatte, più pregnanti per esprimere lo sdegno, e vorrei anche l’ironia e l’acume di Fiordisale che del contest ha fatto una settimana di post molto pungenti e interessanti ricette, un vademecum culinario per sterminare il maiale. Invece vi accontenterete di me e della storia del primo ragù della socia.

Non sono una donna da ragù, un bel piatto di tagliatelle al ragù non è mai una scelta per me e non solo perché ho dei problemi con il sugo di pomodoro (tanto che sono noiosa anche sulla pizza e al ristorante non prendo mai piatti con sugo rosso a meno che non siano già stati testati) ma proprio è un piatto che non mi attira più di tanto.

Il ragù non è nel mio dna familiare, credo che mia mamma non abbia mai cucinato un ragù in vita sua, chiederò conferma, ma da che ho memoria non ricordo pasta al ragù, lasagne o simili. Forse perché sono più piacentina che emiliana, la genetica in questo caso non mi aiuta, siamo una terra di confine, con influenze toscane e liguri (vedi sugo di noci e pattona-una sorta di castagnaccio), un po’ Lombardia con i risotti, i nostri vini non hanno nulla a che vedere con il lambrusco, e certo siamo profondamente emiliani ma credo che a parte sughi di cinghiale, di lepre o d’anatra non ci sia nessun piatto tipico a base di ragù. Una cosa però ci rende profondamente emiliani, insieme alla passione per le paste all’uovo ripiene, il maiale in tutte le sue declinazioni, tanto che qui è quasi una religione (a partire dai salumi)

E per il mio primo ragù ho voluto sperimentare, cogliendo al volo l’occasione di questa iniziativa, con una preparazione tutta a base di carne di maiale. Per il ragù tradizionale ci vuole tempo, ne ho un timore reverenziale, profondamente convinta che per farlo con tutti i crismi devo usare una ricetta tramandata da bisnonne o prozie dalla comprovata discendenza bolognese…

Quindi mi sono improvvisata, ho scelto la parte della coppa (conosciuta in altre zone d’Italia come capocollo) una parte molto morbida, un filo grassa, ma molto saporita che qui si usa per fare l'arrosto. Ho scelto infatti di usare tutti i profumi che normalmente uso per l’arrosto: olio, rosmarino, alloro, bacche di ginepro, vino bianco più due aggiuntine mie: aglio e timo…e ovviamente un bel battuto di pancetta piacentina dop!

RAGU’ DI COPPA DI MAIALE AL TIMO

pork post

Ingredienti:

2 spicchi d’aglio

1 rametto di rosmarino

1 fetta spessa di pancetta piacentina arrotolata

4 bacche di ginepro

500 gr di polpa di coppa di maiale

2 foglie di alloro

Vino bianco secco un bicchiere

Timo a piacere

Olio extravergine

Sale grosso

Preparate un battuto di pancetta, aglio e rosmarino, fatelo scaldare in un tegame a fuoco dolce insieme all’olio. Aggiungete le bacche di ginepro e l’alloro, quindi la carne tritata finemente a coltello (armate di braccio bionico come sempre) Fate insaporire a fuoco vivace, salate, Sfumate con il vino bianco e quando l’alcool è evaporato abbassate la fiamma la minimo e coprite. Lasciate sobbollire dolcemente per circa due ore, controllando ogni tanto per aggiungere poca acqua calda se si dovesse asciugare troppo. Assaggiate, regolate di sale se necessario e unite il timo fresco appena tritato. Noi l’abbiamo gustato con i maritati integrali, rimanenti dal bottino pugliese di 2 estati fa.

pork post